9 aprile 2025
Camera – (C. 2333) DL assicurazioni sui rischi catastrofali, Alleanza delle cooperative in audizione in commissione Ambiente: serve mutualità a livello nazionale, esclusione dei beni pubblici e sostegni fiscali
- In breve: oggi in audizione in commissione Ambiente della Camera sul decreto legge sulle assicurazioni per irischi catastrofali (C. 2333) Alleanza delle Cooperative ha sottolineato l’importanza di prevedere un meccanismo di mutualità a livello nazionale, “perché le imprese che si trovano in aree a maggior rischio, potrebbero subire i costi assicurativi in maniera sproporzionata”, espressa la necessità di chiarimenti normativi e di sostegni fiscali. Intervenuti oggi, tra gli altri, anche Confcommercio, Unipol assicurazioni, IVASS, Legambiente e Federdistribuzione che hanno generalmente condiviso l’impianto della norma ma evidenziato diverse criticità.
- Status: prima lettura, in corso un ciclo di audizioni.
“Condividiamo lo strumento dell’obbligo di assicurazioni per gli eventi catastrofali e condividiamo anche il decreto legge di proroga perché il sistema non era pronto”, ma rimangono ancora criticità. “È mancata inizialmente una valutazione dell’impatto economico soprattutto sulle PMI”, ora è “indispensabile prevedere un meccanismo di mutualità a livello nazionale, perché le imprese che si trovano in aree a maggior rischio potrebbero subire i costi assicurativi in maniera sproporzionata” con impatti nei territori più fragili. Lo ha detto Alleanza delle cooperative oggi in audizione in commissione Ambiente della Camera riguardo al decreto legge sulle assicurazioni per i rischi catastrofali (C. 2333), che il gruppo di lavoro esamina in sede referente in prima lettura, e il cui relatore è Gianpiero Zinzi (Lega).
“Riteniamo molto utile l’avvio del tavolo presso il MIMIT”, ha proseguito Alleanza, secondo cui sarà la sede per approvare e definire alcuni chiarimenti sulla normativa; sottolineato infine che il sistema delle polizze dovrebbe essere accompagnato da interventi strutturali di manutenzione del territorio.
Alleanza delle cooperative ha proposto alcune interpretazioni da dare in sede di conversione del decreto: riguardo al perimetro di applicazione dell’obbligo, oltre ad alcuni problemi legati alla proprietà dei beni da assicurare sollevati anche dagli altri soggetti auditi, ha fatto presente che alcune cooperative lavorano con le concessioni dei beni pubblici, evidenziando la necessità di escludere questi beni dall’obbligo di assicurazione da parte delle imprese che svolgono la propria attività al loro interno (ad esempio gli asili nido) e di fare chiarezza sul regime da applicare ai beni culturali che godono di una particolare tutela. “Al di fuori dei beni pubblici – ha proseguito Alleanza – riteniamo essenziale che per gli altri beni si pongano delle forme di indennizzo che possano essere a favore del soggetto contraente, che probabilmente spesso non è lo stesso che assicura il bene”.
Secondo Alleanza delle cooperative è da chiarire la questione delle sanzioni a carico delle imprese non adempienti, “occorre poi un sostegno fiscale per la sottoscrizione delle polizze, per poterne dedurne il costo dal bilancio delle imprese“.
Infine i rappresentanti delle cooperative hanno sottolineato l’incertezza riguardo alle imprese che devono assicurarsi nel settore della pesca, “che avrebbero strumenti che fino ad oggi non sono stati attuati ma devono esserlo” come per l’agricoltura.
Loretta Credaro, vicepresidente di Confcommercio incaricata alle politiche di Finanza e assicurazione ha segnalato il problema dei casi in cui un’impresa sia in affitto nel fabbricato che ha in uso: “Mentre se è proprietaria del fabbricato il contratto va all’impresa, nel caso in cui ci sono più società proprietarie dello stesso stabile cominciano a nascere una serie di perplessità, soprattutto in caso di liquidazione, potrebbe essere liquidato l’assicurato che non è colui che ha pagato il premio”.
“La metodologia sulla valutazione del rischio deve essere uguale per tutte le compagnie di assicurazione”, ha puntualizzato Credaro, che ha chiesto anche “chiarimenti sul concetto di abuso edilizio, sul quale bisogna essere molto più precisi, perché a oggi qualunque difformità nell’ambito edilizio potrebbe creare una mancanza di adeguato ristoro in caso di calamità”. Sul tema delle imposte “oggi al 22/25%”, “chiediamo l’esenzione o quantomeno l’opportunità del riutilizzare queste risorse con un fondo dedicato alle imprese”.
Stefano Genovese, responsabile Affari istituzionali di Unipol Assicurazioni, ha dichiarato: “Serve costruire anche tra le piccole imprese la consapevolezza dell’importanza di assicurarsi“, “però è necessario sciogliere tutti i dubbi emersi nell’applicazione della norma: serve fare un’opera di informazione e cultura assicurativa”, “ma serve soprattutto ribadire con forza la certezza dei tempi dell’entrata in vigore della legge perché altrimenti slittamenti ulteriori potrebbero vanificare la riforma voluta dal governo”. Secondo Vittorio Corsano, direttore del settore “danni” dell’impresa assicuratrice, “l’obbligo getta le basi per la costruzione di partnership pubblico-privato che è importante perché interrompe il circolo vizioso per cui lo Stato paga gli indennizzi a seguito degli eventi calamitosi e può iniziare a occuparsi solamente di investire sulla maggiore resilienza del territorio”. Rispetto ai beni in affitto assicurati, Corsano ha suggerito una possibile interpretazione della norma: secondo lui è necessaria una precisazione che obblighi il proprietario del bene a investire i soldi che eventualmente riceve di indennizzo nell’immobile.
Per IVASS (Istituto per la vigilanza sulle assicurazioni) è intervenuto il consigliere Riccardo Cesari, il quale ha fatto presente che sono coinvolte in tutto 63 imprese assicurative vigilate dall’IVASS e 517 vigilate da autorità estere, per un totale di 580 imprese che avranno l’obbligo di contrarre le polizze. Tra quelle vigilate dall’Istituto la raccolta è di 3,5 miliardi di euro, per un totale di circa 19 milioni di contratti, “ma quando il provvedimento sarà pienamente a regime i numeri saranno molto diversi“, ha sottolineato Cesari. Per le sole imprese commerciali l’Istat parla di 4.5 milioni di aziende coinvolte (escluse le agricole), mentre secondo Unioncamere le imprese coinvolte sarebbero 5,8 milioni.
Andrea Minutolo di Legambiente ha evidenziato che “l’assicurazione obbligatoria può sembrare un approccio emergenziale con il quale lo Stato tende un po’ a lavarsi le mani davanti agli eventi catastrofali”. “Secondo Ispra – ha proseguito Minutolo – in Italia ci sono circa 84mila imprese a rischio elevato di frana e 643mila a rischio alluvioni: su queste bisogna intervenire in maniera urgente attraverso l’obbligatorietà della stipula di un’assicurazione perché sono quelle più esposte al rischio idrogeologico”. Secondo il rappresentante di Legambiente, inoltre, occorre che l’accesso ai fondi pubblici sia indirizzato alla delocalizzazione dalle aree a rischio.
Marco Pagani, direttore Rapporti istituzionali di Federdistribuzione, ha chiesto di chiarire il significato di quanto previsto riguardo alle imprese non adempienti: “Non è chiaro se la penalizzazione sia automatica o se lo Stato deve di volta in volta prevedere la specifica quando introduce un incentivo”, “occorre inoltre chiarirne la portata applicativa”.